Primo Maggio 2019: Lettera del Segretario Riccardo Barbati

Mercoledì 1 maggio 2019. “Festa Internazionale dei lavoratori
Per tutti gli uomini di buona volontà, il compito di ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà. Per “noi” il fondamento della nostra azione sindacale, rappresentando i lavoratori, patrimonio culturale e civile della nostra Repubblica Democratica, Fondata sul Lavoro.
Primo Maggio. Icona della festa dei lavoratori.
Al di la del valore simbolico che non si può e non si deve cancellare, manifestazioni di piazza e marce di strada. Un giorno di riposo che diventa naturalmente un giorno di festa.
Libera da caratterizzazione e da barriere sociali e geografiche, la Festa Internazionale dei Lavoratori, è figlia delle lotte del movimento operaio, che con le leghe di resistenza, in modo conflittuale, aveva cominciato in maniera strutturata ad affermare i diritti dei lavoratori chiamati ad acquisirela coscienza delle proprie forze.
Oggi, in tempi di trasformazioni sociali, di mercato globale, di precarizzazione, di flessibilità e mobilità di seconda mano, la Festa è certamente un momento di bilancio di quanto ottenuto e perduto rispetto agli obiettivi prefissati di progresso sociale e di miglioramento della condizione dei lavoratori.
Non c’è modo di presentare in maniera meno grave o di interpretare in chiave ottimistica il quadro socio economico entro cui l’Italia si muove oggi. Conclamata recessione, Pil negativo, debito pubblico ai massimi storici, effetti espansivi legati al provvedimento Quota 100 e Reddito di cittadinanza, che stentano ad emergere. produzione industriale in calo, disoccupazione superiore al 10% con punte del 30%. Livelli non più sostenibili.
L’economicismo, in cui tutto viene ridotto alla mera sfera economica e la conseguente negazione del bene comune, che è bene di tuti e di ciascuno, ha di fatto azzerato la supremazia dell’uomo su “tutto il creato”, privando il lavoro dei suoi valori di libertà, di responsabilità, di dignità.
Aver spostato il baricentro del lavoro dall’uomo al capitale, superiore al lavoro stesso dunque, e che questo venga trattato sul mercato senza frontiere di stato, solo ed esclusivamente in relazione ai processi di produzione e di distribuzione della ricchezza, ha di fatto spianato la strada ad una dispotica padronanza dell’economia concentrata in mano a pochi, che ne dispongono a loro piacimento.
Ma è l’economia che deve seguire il lavoro e il buon vivere, non viceversa!
Promuovere la dignità e la libertà del lavoro, costruirne di nuovo, è possibile solo allargando gli spazi da sottrarre alla tirannia del mercato.
E anche se oggi- deriva delle derive! – assistiamo all’avvento di slogan e di frasi motivazionale che in questo tempo millantano lavori in cui guadagni divertendoti e basta, in cui puoi fare soldi “facendo roba” che adori, come nel paese dei balocchi, nella realtà, compreso il sommerso che c’è ancora in Italia, in tanta parte del mondo si continua a lavorare per più di 11 ore al giorno e in condizione spesso bestiali.
Il lavoro è lavoro! E non sarà mai un catalizzatore di ricchezze o un semplice hobby! Non si tratta, dunque, banalmente di abbassare le aspettative o alzare lo stipendio, quanto piuttosto di attuare riforme sociali, di conquistare nuovi diritti del lavoro e un più alto livello di benessere e di civiltà, rimettendo al “centro del villaggio l’uomo e il suo lavoro”.
La Storia ci insegna che il cammino dei diritti dei lavoratori è stato e sarà non facile da intendere e da spiegare, complesso, complicato ed irto di ostacoli e che, in un contesto civile, le conquiste una volta ottenute vanno difese sicuramente con un proficuo confronto tra le parti, se del caso, anche con la lotta!
In quest’ultimo anno, la “nostra” storia, ci ha visto protagonisti sempre attenti, sostenere un ruolo di primo piano nell’intensa attività dei tavoli negoziali, dall’accordo sulle politiche attive del giugno scorso, – che ha segnato un punto importante di arrivo in materia di occupazione- via via fino agli accordi in materia di riorganizzazione, di rafforzamento ed efficientamento dei diversi ambiti organizzativi di Poste Italiane.
Da qualche tempo, purtroppo, registriamo da parte aziendale, il venir meno di quanto sottoscritto e garantito e quel che è peggio, una sorta di becera violenza esplicita e sotterranea praticata nei posti di lavoro a danno dei lavoratori, soprattutto quelli più vulnerabili, che invece noi con dedizione e ostinazione continueremo a tutelare!
Non conosciamo padroni! Non conosciamo schiavi! Conosciamo bene, invece, lavoratori maturi, sostenuti da un estremo senso di responsabilità, che con il “sudore della loro fronte”, hanno portato a casa- meglio nelle casse di Poste !!!- un utile netto di 1399 MLD di euro…
Per questo, oggi Primo Maggio 2019 e tutti i giorni dell’anno, siamo a esigere innanzitutto il rispetto dovuto alla persona lavoratore e in subordine tutto ciò che sostenuto, convenuto e firmato nelle attività negoziali. Se così non sarà, attiveremo a tutti i livelli dell’Organizzazione, opportune azione di rivendicazione a tutela dei diritti di tutti i lavoratori e le lavoratrici interessate, perché, per quello che ci riguarda:
DIGNITA’, LIBERTA’ E PANE, NON SONO NEGOZIABILI.
I “padroni” di Poste sono avvisati!!!
Sereno anniversario
Dal cuore
Il Segretario Regionale
Riccardo Barbati
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